Il Veganismo viene spesso visto come una realtà abbastanza giovane, ma in realtà tutto accadde un giovedì del lontano 30 settembre 1847 a Ramsgate, nella contea del Kent (Inghilterra), con la fondazione della Vegetarian Society, la più antica organizzazione vegetariana esistente al mondo.
La prima assemblea dei soci destò notevole interesse e molti iniziarono a seguirne sempre più da vicino i lavori, tra questi il Mahatma Gandhi, che in seguito ricoprì il ruolo di dirigente.
Ben presto i soci raddoppiarono, vennero aperte varie sezioni in tutto il paese e tra i vari personaggi impegnati nella divulgazione della nuova filosofia di pensiero si distinsero due nomi: Donald Watson e Elsie Shrigley.
Proprio da loro nasce e si diffonde il dibattito, già attivo agli inizi del Ventesimo, in merito all’abitudine di consumare prodotti lattiero caseari; per la prima volta la Vegetarian Society si ritrovò divisa in due fazioni; nacque così la Vegan Society e il termine Vegan, coniato estrapolando da “Vegetarian” le prime tre lettere e le ultime due.
Nel 1945, la rivista “The Vegan” contava già 500 abbonati, la divulgazione del pensiero Vegano andò man mano allargandosi passando dai libri alla commercializzazione di prodotti alternativi, nel tentativo di diffondere una nuova consapevolezza che non fosse soltanto di carattere alimentare ma che coinvolgesse anche le varie problematiche legate all’ambiente, al rispetto per gli animali e alla convivenza sociale.
In pratica un vero e proprio movimento culturale, una rivoluzione nel modo di porsi rispetto a tutto ciò che ci circonda, una filosofia che in breve tempo riuscì a diffondere nuove consapevolezze nel campo della medicina naturale, dell’agricoltura e degli studi sull’alimentazione.
Nel 1970 questo lungo e paziente lavoro produsse una certa attenzione da parte della medicina “ufficiale”, anche in seguito ad una ricerca condotta negli USA i cui risultati indicarono le diete a base di grassi e proteine animali come dannose per la salute.
L’esplosione vera e propria della filosofia Vegana, ma anche la sua massiccia commercializzazione, iniziano nel 2010; periodo che può essere analizzato sotto due diverse prospettive: una maggiore possibilità di accedere a risorse alimentari prima difficilmente reperibili, ma anche una sorta di svilimento della filosofia che anima il mondo Vegano, con la conseguente nascita di molti luoghi comuni e prevenzioni.
Possiamo quindi definire il Veganismo come l’insieme di tre elementi principali posti in sinergia tra loro: un
sistema filosofico, un principio etico e una regola di vita; all’interno di questi tre presupposti vige una scelta alimentare ben determinata.
Da questa breve spiegazione nasce il primo luogo comune da sfatare, ovvero quello che vede i Vegani come una associazione di persone impegnata nel tentativo di evitare l’uccisione degli animali: in realtà chi abbraccia la filosofia Vegana ha deciso consapevolmente di non partecipare allo sfruttamento e all’uccisione intenzionale e non necessaria degli animali. I Vegani non rappresentano una filiazione delle associazioni animaliste; salvare gli animali non rappresenta il fine ultimo della loro filosofia ma una sua naturale conseguenza, preceduta da una apertura delle coscienze rispetto ai problemi legati all’ambiente, allo spreco delle risorse, all’ecosistema e al suo naturale funzionamento.
Altri due luoghi comuni che abbastanza frequentemente vengono citati durante i vari confronti riguardano il Veganismo visto come un culto e i Vegani descritti come dei disadattati.
In realtà il Veganismo accoglie al suo interno persone di ogni estrazione sociale, tutte accomunate tra loro dal fatto di aver operato una ben precisa scelta in piena consapevolezza e profondamente appagate dal loro stile di vita.
A volte i luoghi comuni diventano anche offensivi, scivolano pericolosamente verso il baratro dei pregiudizi, così come quando si divulga lo stereotipo dei Vegani visti come persone dalla salute cagionevole, dimenticando che alcuni importanti personaggi del mondo dello sport come il velocista Carl Lewis oppure il wrestler George Hackenschmidt, seguono da anni tale regime alimentare, e non si può certo dire che la loro salute sia appesa ad un filo!
Esistono poi luoghi comuni che sono diventati veri e propri cavalli di battaglia, si tratta di un insieme di leggende metropolitane, pregiudizi, disinformazione e scarsa cultura, un mix esplosivo che ha come soggetto il tema dell’alimentazione.
Si inizia dalla leggenda dei Vegani che non mangiano dolci, per poi passare a quella che li descrive come persone che si nutrono esclusivamente di insalate, per finire all’immagine di una setta che odia profondamente tutti coloro che non si adattano al loro stile di vita.
In realtà la cucina vegana ha un assortimento vastissimo, il suo ricettario è così vasto che occorrerebbero diversi volumi per contenerlo, non ci troviamo di fronte ad un fenomeno di mono alimentazione, bensì ad una nuova cultura del cibo operata all’interno di una filosofia che rifiuta da sempre la discriminazione aprendosi liberamente a chiunque avverta l’esigenza di riappropriarsi del suo ruolo attivo esercitando liberamente una scelta consapevole.
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